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Regione Piemonte

Opere d’Arte

Opere d'Arte del Comune di Genola


Sezioni

Durante i lavori di restauro dell'edificio parrocchiale effettuati fra il 1998 e il 2004, è stato riportato alla luce in un piccolo vano posto fra l'altare del Santo Crocefisso e la sacrestia, un interessante affresco risalente ai primi anni del Cinquecento. Quasi certamente faceva parte di un'opera più grande che copriva l'intera parete.
Lo stato di conservazione è abbastanza buono perché, all'inizio del Settecento, fu coperto dall'alzata dell'altare laterale dedicato al Corpus Domini e poi, nei primi anni del Novecento, chiuso in uno stanzino utilizzato per confessare i sordi. Si tratta di una pittura molto bella che ha conservato quasi intatti i colori originali, e indica la presenza di un artista di buon livello che ha saputo dare alle figure una profondità e una luminosit rara per il tempo.
Al centro si ammira La Madonna della Misericordia, con due angeli che le sorreggono il mantello di colore scuro. Al riguardo si potrebbe dire che il disegno, da cui traspare un senso di profonda dolcezza e pace, forse è un po' ingenuo, quasi naif, ma comunque risulta molto espressivo ed efficace.
Ai lati sono raffigurati due gruppi di fedeli in preghiera fra cui si scorgono le figure di San Pietro e di San Paolo; compare, com'era consuetudine del tempo, l'effige della committente ritratta frontalmente sulla sinistra.
Il soggetto si ispira al celebre quadro di Hans Clemer, il Maestro d'Elva, commissionato nel 1498 dal marchese di Saluzzo Ludovico II e ai nostri giorni custodito nel museo civico di Casa Cavassa a Saluzzo. Allo stesso periodo risale pure l'affresco posto sul secondo pilastro interno di destra della chiesa parrocchiale, raffigurante Santa Lucia e Santa Caterina d'Alessandria.
Nel corso dei secoli è stato ricordato più volte dai vescovi di Fossano durante le visite pastorali; giudizi lusinghieri hanno pure espresso gli esperti d'arte che l'hanno esaminato.
Per la sua bellezza si è salvato dai numerosi interventi di ristrutturazione a cui l'edificio religioso è stato sottoposto nel corso dei secoli. (L.C.)

Nel 1982, durante i lavori di restauro di una casa che un tempo faceva parte dell'antica confraternita dei Disciplinati, venne alla luce un affresco di rara bellezza.

Secondo il parere degli studiosi che hanno avuto l'opportunità di esaminarlo all'atto del ritrovamento, esso decorava la parete di levante della cappella a cui era appoggiato l'altare maggiore.
Questa pittura muraria, raffigurante la crocifissione di Gesù Cristo, richiama alla mente i movimenti culturali monregalesi e costituisce in zona l'unico esempio di arte popolare ritardata di fine Quattrocento.
Anche se più della metà della superficie è andata distrutta, è ancora possibile fare un'analisi dell'opera e formulare delle considerazioni interessanti.
Innanzitutto spiccano alcune caratteristiche tipiche del periodo, quali il tratto grafico molto marcato che delinea i vari personaggi, le espressioni delle facce fortemente accentuate, il pallore della pelle e la vivace policromia dei vestiti. L'affresco è composto da più scene evangeliche: di particolare efficacia appaiono le espressioni di dolore e di desolazione sui volti della Madonna, di San Giovanni e dei numerosi fedeli, il gesto inquietante del demonio che strappa l'anima dalla bocca di uno dei ladroni e, in basso sullo sfondo, il tetro scenario di una battaglia con lance e spade sguainate nell'atto di colpire.
In considerazione dell'importanza e del valore artistico dell'affresco, il Consiglio comunale di Genola provvide a farlo staccare dalla parete, e, dopo gli opportuni restauri, ne dispose la collocazione in un locale al primo piano del municipio. (L.C.)

Nella chiesa parrocchiale, a lato della porta d'accesso alla cappella feriale, è collocata un'acquasantiera molto interessante che proviene dalla cappella di Santa Maria. È costituita dall'assemblaggio di tre parti di epoche diverse: il piedestallo e il contenitore dell'acqua santa sono del periodo neogotico, cioè dell'Ottocento, mentre la colonnina centrale di marmo bianco risale al XV secolo ed è attribuibile ai fratelli Zabreri, famosi scultori che realizzarono bellissime opere custodite in molti edifici religiosi del Cuneese.
Confermano questa attribuzione l'analisi delle numerose incisioni, fra cui la data della realizzazione dell'opera, il 15 marzo 1498, riportata in rilievo al centro del manufatto; sullo stesso, in riquadri separati, compaiono una spiga di grano e un agnello sacrificale.
Il catino dell'acqua benedetta è di forma ottagonale per indicare l'ottavo giorno della creazione e della rinascita attraverso il battesimo; al suo interno presenta la giustapposizione delle lettere maiuscole dell'alfabeto greco Chi (X) e Rho (P), le iniziali della parola XPISTOS, cioè Cristo. Nei pressi dell'altare maggiore è collocato il battistero donato nel Cinquecento dai conti Galateri, come dimostra lo stemma della famiglia scolpito sul piedestallo.
Si tratta di un'opera di pregevole fattura che si propone per l'elegante snellezza. Esso sostituì quello, dicono le visite pastorali dell'epoca, basso e rovinato in più punti proveniente dalla vecchia chiesa di San Michele. (L.C.)

Una menzione particolare meritano gli splendidi affreschi cinquecenteschi che si trovano sulle facciate delle cascine denominate Damiano e Luisa, ubicate rispettivamente in località San Ciriaco e in regione Santa Maria. Il primo ritrae la Madonna con il Bambino e Sant'Antonio abate, il secondo la Pietà.

Interessante è pure la ottocentesca pittura murale raffigurante San Giuseppe con Gesù Bambino in braccio, che orna la parete rivolta a sud della casa confinante con la cappella dedicata a Sant'Anna.
Merita considerazione anche l'affresco che effigia San Marziano inginocchiato davanti al crocefisso, che decora il lato di levante di una casa ubicata in via Vittorio Veneto (un tempo via San Nazario); sotto sono riportati il nome del committente, Giuseppe Tosello, e la data della sua realizzazione, il 1881. Dal Cinquecento San Marziano è venerato quale patrono di Genola.

Nella prima metà del Seicento i conti Tapparelli commissionarono al pittore saviglianese Giovanni Antonio Molineri (1577-1643) un grande quadro raffigurante San Marziano, la Madonna, San Rocco e San Michele Arcangelo, a grandezza naturale, che collocarono nella chiesa parrocchiale sopra l'altare maggiore. L'opera è citata da Alessandro Baudi di Vesme nelle Schede sull'arte in Piemonte. L'artista, formatosi a Roma sotto l'influenza delle scuole caravaggesche, figura fra i più grandi pittori del Seicento sabaudo; a Savigliano affrescò palazzo Taffini. Nel 1855-57 il sopramenzionato quadro, in seguito ai lavori per la costruzione del coro, venne staccato dalla parete e portato in un salone del castello.

Oltreché di difficile collocazione per la grandezza, esso si presentava in cattivo stato e deturpato in più punti dall'umidità. Per questi motivi venne ritagliata la figura di San Marziano, la meglio conservata perché posta al centro, per farne una pala da esporre nella chiesa parrocchiale alla venerazione durante le funzioni religiose più solenni. Ciò spiega perché in alto compaiono un piede, quello della Madonna, e un ginocchio, quello di San Rocco, mentre in basso si vede una spada che, oltre a simboleggiare il martirio di San Marziano, costituisce uno degli attributi di San Michele Arcangelo.
Dall'atto di consegna, sottoscritto il 18 luglio 1869 dal segretario del marchese Vittorio Emanuele Tapparelli d'Azeglio, si legge ho l'onore di offrire in dono a codesto municipio un quadro ad olio del celebre maestro dell'antica Scuola Piemontese, il Molineri ... in istato di quasi totale distruzione, da cui si poté mediante scoperte dell'arte ricavare la suddetta effigie .... il dono che egli fa al Comune e per esso alla Chiesa parrocchiale.
La tela dal 2015 è custodita al Museo Diocesano di Fossano (L.C.).

Nei locali della casa canonica è pure custodita una splendida tela di Giuseppe Chiantore raffigurante l'Ultima Cena, su cui compare la firma dell'autore Joseph Chiantor pinxit 1790. Si tratta di una delle opere più significative e interessanti dell'artista che operò molto in casa Savoia.

Particolarmente espressivi sono i volti di Gesù e dei dodici apostoli: Simone detto Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo il Maggiore figlio di Zebedeo (venerato a Santiago de Compostela), Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tomaso, Giacomo il Minore figlio di Alfeo, Simone Zelota, Giuda Taddeo e Giuda Iscariota.
Il Chiantore nacque nel 1747 a Cumiana da una famiglia di contadini e morì a Torino nell'ottobre del 1824. Operò per lunghi periodi a Savigliano lasciando splendide opere nelle principali chiese e nei palazzi delle famiglie di più alto lignaggio. Era considerato uno dei migliori ritrattisti del periodo. Affrescò pure due piloni con l'immagine dell'Annunziata e l'arme gentilizia dei conti Tapparelli; uno di essi era ubicato nel territorio di Genola. Eseguì diversi ritratti per la famiglia Tettù di Camburzano, proprietaria dell'omonima villa in località Bastita.
Tutte le sue opere si distinguono per una buona abilità nell'uso dei colori (L.C.). La tela dal 2015 è custodita al Museo Diocesano di Fossano.

Nel cortile della casa canonica, sulla parete rivolta a sud della sacrestia, è affrescata una meridiana di rara bellezza, risalente tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento, che raffigura un crocefisso con tre gnomoni posti in corrispondenza dei chiodi infissi nelle mani e nei piedi di Gesù.
Si tratta di una delle opere più belle e suggestive della nostra regione, in quanto la sua struttura risulta completamente integrata con l'apparato figurativo. Il chiodo posto nel palmo destro costituisce l'ostillo per il funzionamento dell'orologio francese, poco utilizzato all'epoca della realizzazione, ma molto in voga nell'Ottocento.
Sul lato opposto è riportato il sistema delle ore babiloniche che inizia il conteggio delle ore dal sorgere del sole; nelle nostre zone era usato raramente e solo su edifici di grande importanza.
Ai piedi di Gesù è rappresentato l'orologio italiano, che indica le ore a partire dal tramonto.
I tre orologi solari sono congegnati in modo da formare il calendario stagionale che figura costituito dalle rette equinoziali e dalle iperbole sostanziali.
A destra del crocefisso compare, su un nastro svolazzante, la scritta Sol deus umbra homo, sol est ergo Christus et umbra. Diem horamque non aliunde petam, che significa Dio è il sole, l'uomo è l'ombra, Cristo è sole e ombra. Non cercherò altrove il giorno e l'ora.
Il restauro della meridiana, curato nel 2006 con splendidi risultati dal gnomonista di Sant'Albano Stura Lucio Maria Morra, rientra nel più ampio progetto di restauro della chiesa parrocchiale e degli edifici annessi. (L.C.)

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