Frequentò il seminario vescovile di Fossano, conseguendo il 29 giugno 1944 l'ordinazione sacerdotale; il giorno successivo venne nominato curato di Genola, ove rimase coinvolto in numerosi fatti inerenti la seconda guerra mondiale. Nell'autunno dello stesso 1944 i Tedeschi lo presero come ostaggio, tenendolo per un mese chiuso in una cella della caserma Carando di Savigliano, ben sapendo che non si era macchiato di alcun reato. All'inizio dell'anno successivo rimase coinvolto in un conflitto a fuoco fra fascisti e partigiani sulla strada di ritorno da Alba, città in cui si era recato per contattare un predicatore. Nella seconda metà dell'aprile 1945 si prodigò, unitamente all'altro curato don Giovanni Battista Genesio, per evitare alla popolazione atti di rappresaglia da parte dei nazifascisti per l'uccisione di tre loro commilitoni appostati come vedette sulla torretta del castello e lungo le strade per le località Camburzano e Santa Maria. Comunque l'episodio più toccante ebbe luogo il 29 aprile 1945, allorché l'esercito tedesco in ritirata si rese colpevole dell'efferato eccidio che comportò l'uccisione di quindici persone, undici delle quali bruciate vive in una casa ubicata sulla strada per Fossano. Onde evitare la strage, offrì la sua vita in cambio di quella delle persone fermate e poi soppresse. Fu nel corso di questi tragici eventi che i Genolesi ebbero l' opportunità di ammirarne la generosità e la grandezza d'animo.
Nel novembre successivo si trasferì a Milano per iniziare l'attività presso la Casa di Redenzione Sociale, e, nel contempo, frequentare l' Università Cattolica. All'inizio degli anni Cinquanta entrò a far parte della Compagnia San Paolo, di cui, nel 1965, fu nominato Superiore Generale; mantenne la carica fino al 1982. Nello stesso 1982 assunse la direzione della Casa di Redenzione Sociale, un'opera per l'assistenza ai minori in difficoltà. Laureato in filosofia, insegnò etica professionale alla Ensiss di Milano, e organizzò numerosi corsi di specializzazione presso alcune Università italiane. Nel contempo venne nominato direttore del Piccolo, l'organo ufficiale dell' Associazione Cardinale Ferrari. Rivestì un ruolo importante nella custodia, dal 1957 al 1971, nel cimitero Centrale Maggiore del Musocco a Milano, della salma di Eva Duarte de Perón (nota come Evita), tumulata sotto il nome di Maria Maggi de Magistris, e poi nella restituzione della stessa al marito, il generale Juan D. Perón, in esilio a Madrid, ospite del dittatore Francisco Franco. Il controllo delle spoglie mortali fu effettuato da Licio Gelli, il Gran Maestro della loggia massonica della P2, amico della famiglia Perón.
Merita pure ricordare don Madurini come poeta e, soprattutto, come studioso di arte sacra. Quest'ultimo impegno lo portò a entrare in rapporti e a stringere amicizia con monsignor Pasquale Marchi, il segretario di alti prelati, e con il cardinale di Milano Giovanni Battista Montini, il futuro Papa Paolo VI, di cui divenne consulente per tematiche legate, oltreché all'arte, alla religione e alla morale. Intrattenne rapporti fraterni con alcuni dei più grandi artisti del Novecento, quali Carpi, Manfrini, Bodini, Messina e Manzù. Fra gli attestati di benemerenza che ricevette nel corso della sua lunga attività di religioso ricordiamo, nel 1997, la nomina a cittadino onorario di Genola e, nel 2000, il conferimento dello Zonino d'oro da parte del comune di Milano (L.C.).
Milano: Il sepolcro di Evita Peròn