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Regione Piemonte

Personaggi Illustri

Personaggi Illustri del Comune di Genola


Nell’Ottocento nacquero o abitarono in Genola, recando onore e lustro al paese, alcune importanti personalità che lasciarono profonde tracce, in ambito nazionale, nella politica, nella cultura e nelle scienze.

Sezioni

Il settimo figlio del marchese Cesare, nel 1830 ereditò dal padre, in Genola, le cascine di Frassinetto inferiore e superiore, allora di complessive 263.81.3 giornate di terreno. Egli fu una delle personalità di maggior spicco del Regno sabaudo. Entrò in politica nel 1842, e, in breve tempo, assurse alle più alte cariche dello Stato. Dal 1849 al 1852 resse la presidenza del Consiglio dei Ministri. Eccelse come pittore, romanziere e memorialista risorgimentale. A lui si devono libri di successo quali Ettore Fieramosca e Nicolò de' Lapi. Nel 1831 sposò Giulia Manzoni, figlia di Alessandro.

Fu chiamato, giovanissimo, a far parte del corpo diplomatico, e, per la stima che la sua famiglia godeva presso la corte sabauda, assunse subito incarichi di prestigio. Nel 1848 venne nominato Consigliere di Legazione a Londra, e, dieci anni dopo, nel 1858, fece parte della delegazione guidata da Camillo Benso conte di Cavour, che concordò con Napoleone III l'intervento armato contro l'Impero Asburgico. Per ben diciannove anni, dal 1850 al 1868, rivestì l'incarico di console generale e di Ministro plenipotenziario presso il governo inglese. A 65 anni, quando si ritirò a vita privata, fu nominato Senatore del Regno. Legò il proprio nome alla fondazione dell'Opera pia Tapparelli d'Azeglio di Saluzzo.

Entrò in seminario giovanissimo, ponendosi in evidenza per l'intelligenza e la tenacia negli studi. In questo periodo fu personalmente seguito dal marchese d'Azeglio, che, nel 1848, gli assegnò un canonicato presso la cattedrale di Asti. Dopo aver conseguito il dottorato in teologia, e, successivamente, in lettere e filosofia all'Università di Torino, si dedicò con grande impegno alle ricerche storiche, in particolare sulla città di Asti. Scrisse ben cinquantasei libri, alcuni dei quali dedicati a personaggi illustri quali Giorgio Allione, Graiano d'Asti, Matteo Prandone ed Enrico Alfieri. Fu un grande estimatore di Vittorio Alfieri e di Dante Alighieri. Si impegnò per far conoscere l' importanza del codice Malabaila e gli scritti del Cipolla, del Vayra e del Gorrini.

Dimostrò sin da bambino una forte predisposizione per la musica. Affinché potesse seguire corsi di perfezionamento in scuole qualificate, il padre, organista della locale chiesa parrocchiale, lo mise in pensione presso il collegio dei Salesiani, da pochi anni aperto a Torino da don Bosco. Successivamente frequentò il seminario interno, conseguendo, nel 1870, l'ordinazione sacerdotale. Per le innate doti di grande comunicatore e di trascinatore dei giovani, i superiori gli affidarono la direzione di importanti case salesiane. Fu uno dei principali collaboratori di don Bosco, che, nel 1886, lo nominò Prefetto generale della Pia società salesiana con l' incarico di provvedere al riordino amministrativo della congregazione. A Genola fece erigere la cappella di Santa Maria Ausiliatrice.

Era figlio di Pietro, il medico condotto di Genola. Si laureò, poco più che ventenne, con una brillante votazione, in medicina presso l'Università di Torino. Da subito avviò approfonditi studi sull'annoso problema dell'igiene pubblica e personale, assurgendo, nell'arco di poco tempo, a grande fama, tanto che nel 1876 conseguì la cattedra di igiene presso l'ateneo di Torino. Su invito del Primo Ministro Francesco Crispi si dedicò, dal 1887 al 1896, all'organizzazione della Direzione della sanità pubblica e, successivamente, agli allestimenti del Laboratorio centrale di sanità e dell'Istituto vaccinico e sieroterapico. È autore di molti libri, il più celebre dei quali è Il trattato di igiene e di sanità pubblica, tradotto in più lingue. Per gli alti meriti scientifici fu nominato Senatore del Regno da Vittorio Emanuele III.

Frequentò il seminario vescovile di Fossano, conseguendo il 29 giugno 1944 l'ordinazione sacerdotale; il giorno successivo venne nominato curato di Genola, ove rimase coinvolto in numerosi fatti inerenti la seconda guerra mondiale. Nell'autunno dello stesso 1944 i Tedeschi lo presero come ostaggio, tenendolo per un mese chiuso in una cella della caserma Carando di Savigliano, ben sapendo che non si era macchiato di alcun reato. All'inizio dell'anno successivo rimase coinvolto in un conflitto a fuoco fra fascisti e partigiani sulla strada di ritorno da Alba, città in cui si era recato per contattare un predicatore. Nella seconda metà dell'aprile 1945 si prodigò, unitamente all'altro curato don Giovanni Battista Genesio, per evitare alla popolazione atti di rappresaglia da parte dei nazifascisti per l'uccisione di tre loro commilitoni appostati come vedette sulla torretta del castello e lungo le strade per le località Camburzano e Santa Maria. Comunque l'episodio più toccante ebbe luogo il 29 aprile 1945, allorché l'esercito tedesco in ritirata si rese colpevole dell'efferato eccidio che comportò l'uccisione di quindici persone, undici delle quali bruciate vive in una casa ubicata sulla strada per Fossano. Onde evitare la strage, offrì la sua vita in cambio di quella delle persone fermate e poi soppresse. Fu nel corso di questi tragici eventi che i Genolesi ebbero l' opportunità di ammirarne la generosità e la grandezza d'animo.
Nel novembre successivo si trasferì a Milano per iniziare l'attività presso la Casa di Redenzione Sociale, e, nel contempo, frequentare l' Università Cattolica. All'inizio degli anni Cinquanta entrò a far parte della Compagnia San Paolo, di cui, nel 1965, fu nominato Superiore Generale; mantenne la carica fino al 1982. Nello stesso 1982 assunse la direzione della Casa di Redenzione Sociale, un'opera per l'assistenza ai minori in difficoltà. Laureato in filosofia, insegnò etica professionale alla Ensiss di Milano, e organizzò numerosi corsi di specializzazione presso alcune Università italiane. Nel contempo venne nominato direttore del Piccolo, l'organo ufficiale dell' Associazione Cardinale Ferrari. Rivestì un ruolo importante nella custodia, dal 1957 al 1971, nel cimitero Centrale Maggiore del Musocco a Milano, della salma di Eva Duarte de Perón (nota come Evita), tumulata sotto il nome di Maria Maggi de Magistris, e poi nella restituzione della stessa al marito, il generale Juan D. Perón, in esilio a Madrid, ospite del dittatore Francisco Franco. Il controllo delle spoglie mortali fu effettuato da Licio Gelli, il Gran Maestro della loggia massonica della P2, amico della famiglia Perón.

Merita pure ricordare don Madurini come poeta e, soprattutto, come studioso di arte sacra. Quest'ultimo impegno lo portò a entrare in rapporti e a stringere amicizia con monsignor Pasquale Marchi, il segretario di alti prelati, e con il cardinale di Milano Giovanni Battista Montini, il futuro Papa Paolo VI, di cui divenne consulente per tematiche legate, oltreché all'arte, alla religione e alla morale. Intrattenne rapporti fraterni con alcuni dei più grandi artisti del Novecento, quali Carpi, Manfrini, Bodini, Messina e Manzù. Fra gli attestati di benemerenza che ricevette nel corso della sua lunga attività di religioso ricordiamo, nel 1997, la nomina a cittadino onorario di Genola e, nel 2000, il conferimento dello Zonino d'oro da parte del comune di Milano (L.C.).


Milano: Il sepolcro di Evita Peròn

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